L’azione disinteressata ci libera dal karma. Intervista a Fabio Manfredi

Fabio Manfredi - centro culturale Karuna

“Karma” è una parola che si sente usare se si partecipa ad attività inerenti lo yoga.

Ma cosa significa “karma”?

Lo abbiamo chiesto a Fabio Manfredi (Krishna Bhakti dasa), counselor e insegnante di yoga presso il Centro Culturale Karuna.

«Secondo gli antichi testi sacri conosciuti come “Veda” che costituiscono le fondamenta della cultura indiana – risponde – “kárman” significa “azione” ed è una parola che sta a indicare in senso lato tutto ciò che riguarda l’agire umano, sia sul piano più sottile, come quello del pensiero, del desiderio e delle parole che le persone usano per comunicare, sia sul piano fisico cioè relativo a quello che le persone concretamente fanno nella loro vita».

Krishna Bhakti, come funziona il karma?

«L’azione umana produce sempre e inevitabilmente delle conseguenze, che sono legate alla natura dell’azione stessa. Ciò che regola questo meccanismo universale di azione e reazione è la “legge del karma” che, secondo la tradizione indovedica, è di origine divina, quindi completamente senza difetti. Di conseguenza tutto ciò che accade nella nostra vita non è mai casuale ma è frutto delle nostre azioni: dietro ad ogni evento che ci attraversa, c’è un rapporto di causa ed effetto».

C’è un karma buono e uno cattivo?

Il termine “karma” non è né positivo né negativo, si riferisce semplicemente all’azione che un individuo compie, che può essere essa sì virtuosa e determinare un’elevazione e una purificazione della persona, oppure può essere viziosa ed egoistica e quindi si avrà un abbassamento verso la materia e il conseguente attaccamento ai beni temporanei.

Quindi ciò significa che il nostro destino ce lo creiamo noi, a seconda delle azioni che decidiamo di compiere, buone o cattive che siano?

Il destino delle persone non è prestabilito, ognuno di noi può fare delle scelte e utilizzare il proprio libero arbitrio in modo più o meno consapevole. Sono le nostre scelte e le nostre azioni a determinare il nostro destino, proprio nel senso che creano la nostra destinazione futura. Secondo i testi sacri della civiltà indovedica, c’è in più una sorta di “eredità karmica” derivante dalle esperienze sviluppate nelle vite precedenti.

Questa eredità karmica e le azioni sbagliate compiute condizionano dunque la nostra vita? Come possiamo migliorare il nostro karma?

Agendo in spirito di offerta, cioè agendo non più egoisticamente ma avendo un fine più ampio, che può essere il bene della società in generale o, per chi è credente, l’adorazione della divinità in qualunque forma ciascuno la intenda. È un tipo di azione, quella disinteressata, che risveglia la nostra natura di esseri spirituali e ci svincola dai condizionamenti della materia.

Migliorando il nostro karma, diventiamo più felici?

Per elevarci spiritualmente dobbiamo svolgere attività spirituali, ossia tutte quelle attività che un essere vivente compie libero dal concetto di “io” e di “mio”, quindi libero da ogni forma di egoismo personale. Ciò ci porta a ricongiungerci con la nostra essenza divina. Lo yoga favorisce questo collegamento con la matrice divina che è in ognuno di noi, dopotutto il significato stesso della parola “yoga” è “unione”. Ed è in questa comunione con la parte divina di sè che l’essere spirituale, cioè l’uomo, può scoprire la vera felicità.

A luglio il Centro culturale Karuna di Silea (TV) propone il corso Come progettare e realizzare i tuoi sogni con la Scienza dello Yoga, in cui si approfondirà il tema del karma e non solo. Gli incontri si terranno il 13/20/27 luglio dalle ore 20.30 alle 22.30.

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