Postura corretta, un’utopia? – 1 La postura volontaria

postura volontaria - Treviso Yogaday 2016

Chi sa dire con esattezza che cosa intendiamo con il termine postura?

Le risposta è duplice, perché possiamo indicare sia la postura eretta, supina o in ginocchio – giusto per fare qualche esempio – sia quei piccoli movimenti che ci consentono di assestarci per mantenere l’equilibrio nel nostro corpo.

Il primo tipo di impostazione posturale è il risultato di una scelta che possiamo compiere volontariamente, mentre la seconda tipologia è una forma di compensazione involontaria. Sono stati pubblicati libri interi su questi argomenti, ma qui ci limiteremo a due articoli, quindi perdonate se sarò molto conciso! In questo primo testo ci concentreremo sulla postura volontaria; nel prossimo su quella involontaria.

Al termine di questi due articoli, saremo in grado di comprendere che la postura ideale non può essere un modello rigido e statico, uguale per tutti, bensì una funzione dinamica e automatica con cui il nostro corpo si adatta alle sollecitazioni interne ed esterne.

La nostra postura è sempre la miglior soluzione che in un determinato istante e luogo possiamo assumere. In questo senso, dunque, “la postura corretta” è un’utopia; ma se guardiamo alle specificità che ci rendono esseri unici al mondo, la postura corretta può e deve diventare la nostra realtà!

Quando parliamo di postura volontaria ci riferiamo alla posizione che, sotto il nostro controllo, assume il corpo nello spazio quando interagiamo con l’ambiente. Ad esempio, possiamo avere la postura seduta, la postura in piedi, in decubito supino sul dorso o prono sulla pancia, oppure possiamo trovarci in ginocchio o accovacciati a seconda del lavoro o del compito che stiamo svolgendo. Tutte queste sono posture volontarie, su cui possiamo esercitare il nostro controllo e la nostra scelta.

Perciò, quando le posture volontarie sono scorrette, bisogna intervenire modificando o l’ambiente esterno (introducendo sedute ergonomiche, materassi adeguati e altri ausili che permettano di ridurre il più possibile gli stress meccanici a cui è sottoposto il nostro corpo, rendendo più confortevole e meno stressante il mantenimento di quella postura nel tempo), oppure il nostro comportamento, decidendo ad esempio di alzarci in piedi e camminare, o di rimanere seduti o addirittura distesi quando siamo stanchi.

Mi soffermo ancora un attimo sulle ragioni per cui è importante mantenere una postura corretta, introducendo alcune semplici nozioni di anatomia. Il nostro corpo è in grado di muoversi grazie alla presenza di una grandissima quantità di articolazioni, ciascuna delle quali è costituita normalmente da due ossa (cioè tessuti duri che portano il peso), che si appoggiano l’una sull’altra e sono circondate da vari tipi di tessuti (muscoli, capsula articolare, legamenti, vasi ecc., che chiameremo per semplicità tessuti molli), che stabilizzano l’articolazione.

Possiamo dire che ogni articolazione si trova nel suo punto neutro di equilibrio quando il peso del corpo è distribuito uniformemente su tutta la superficie ossea di contatto e quando i tessuti molli attorno all’articolazione sono tesi in modo uniforme. Il punto neutro di equilibrio è la situazione ideale per l’articolazione, in quanto è sottoposta al minore stress possibile, con conseguente riduzione della fatica del corpo e dell’usura dell’articolazione stessa.

In qualsiasi posizione ci troviamo, dobbiamo cercare di mantenere il maggior numero di articolazioni del nostro corpo nella loro posizione neutra di agio; questo ci consentirà di sostenere per periodi più lunghi una posizione difficile e faticosa senza avere dolore.

Ad esempio, quando ci sediamo o ci sdraiamo per riposare, dovremmo appoggiare il nostro corpo su sedie o letti che ci aiutino a mantenere le articolazioni della nostra colonna vertebrale nella loro posizione neutra di agio, in modo tale che le fisiologiche curve e forme che la caratterizzano rimangano inalterate.

Quindi, nell’allestire la nostra posizione di lavoro (dove passiamo circa otto ore al giorno), la seduta della nostra auto o del nostro divano e soprattutto il nostro sistema letto (dove passiamo circa un terzo della nostra vita) dobbiamo scegliere i migliori supporti possibili; dove non ci è possibile, possiamo sempre intervenire con alcune strategie. Eccone alcune:

 

  1. se la postura lavorativa è inevitabilmente scomoda, cercate di modificarla il più spesso possibile, anche con piccoli movimenti. Ad esempio, chi sta molte ore in piedi può spostare frequentemente il peso da una gamba all’altra, e procurarsi un piccolo rialzo di dieci centimetri dove poggiare un piede in maniera alternata. Chi sta troppo seduto può ogni tanto alzarsi, anche solo per qualche secondo, o fare dei piccoli movimenti con il bacino.
  1. Se non vi è possibile cambiare la seduta dell’auto o dell’ufficio, procuratevi degli ausili; vi potrebbe essere d’aiuto, ad esempio, posizionare un piccolo cuscino sotto il bacino o dietro la zona lombare.
  1. Se non è possibile cambiare letto, provate a regolare la rigidità del supporto ed eventualmente usate asciugamani arrotolati o cuscini sagomati per sostenere diversamente le parti del corpo in difficoltà. Anche nel caso non disponiate di un cuscino ergonomico (se siete in albergo, per esempio) potete arrotolare un piccolo asciugamano e infilarlo dentro la federa del cuscino, andando così a migliorare l’appoggio del collo e della testa.

 

In ogni caso, quando una postura risulta scomoda e dolorosa, cercate di modificarla il prima possibile, perché la situazione non migliorerà con il passare del tempo, anzi peggiorerà, creando, oltre al segnale di dolore, anche la lesione del corpo. Perciò, durante qualunque tipo di attività, sospendete immediatamente non appena sentite dolore, e cercate una nuova posizione o un ausilio, che vi permetta di fare uno sforzo minore o di proteggere le articolazioni. Andare avanti senza ascoltare i segali del corpo può creare gravi disagi e danni permanenti.

Il nostro intervento deve essere guidato dal principio del non dolore, che consiste nella scelta di quella che il nostro corpo ci fa percepire come la migliore postura possibile in quel momento. Ancora una volta, il dolore ci orienta nella gestione del nostro sistema psico-fisico (vedi articolo precedente) e quando assumiamo una posizione scorretta interviene per avvisarci!

Dott. Paolo Bruniera
Fisioterapista osteopata D.O.
Fondatore e direttore della Nuova Scuola di Osteopatia
Gestisce il centro osteopatico Breath of Life Studio

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