Yoga tantrico: i sensi come manifestazione dello spirito

Nello Tonetto e Vilma Marcon sono tantrici da molti anni e promotori di questo sentiero presso il Centro Culturale Estrada e altre associazioni a livello internazionale. E’ stato molto interessante farci illustrare da loro la filosofia pratica del Tantra, che implica l’interazione tra maschile e femminile con una serie di asana solari e lunari, arricchite da visualizzazioni e mantra. Qui sotto potete leggere l’intervista!

Cosa significa Tantra?

Il termine Tantra si riferisce al concetto di rete, tessuto, che dà l’idea di un intreccio dove tutto si relaziona con il Tutto.

Una delle più importanti Scuole del Tantra Advaita (che considera il tutto come una unità indivisibile) è conosciuta come Kaula. Il termine Kaula deriva dalla parola “kula”, cioè famiglia, società, comunità. Perciò Kaula, può essere interpretato come la via della comunità, della famiglia. La parola Kula significa inoltre la forza cosmica di manifestazione (Shakti) e “akula” significa coscienza (Shiva). Perciò il sentiero di Kaula è l’unione di Shiva e Shakti, unione cosmica.

Si afferma che il sistema di Kaula implichi semplicità di vita combinata con armonia dell’ambiente interiore ed esteriore, assieme a una comprensione e accettazione degli altri.

Quali elementi del Tantra proponete durante la pratica?

Ci sono sia posizioni specifiche del corpo, che permettono la percezione sottile della presenza interiore, sia visualizzazioni e bija mantra, che veicolano e danno forma alla consapevolezza.

Qual è l’essenza del Tantra?

Il Tantra si differenzia dagli yoga classici principalmente per questo dato fondamentale: mentre lo Yoga cerca la trascendenza aldilà dei sensi, aldilà del piano esistenziale del corpo e della materia, il Tantra cerca e trova la trascendenza nella materia stessa (si potrebbe quasi affermare che il Tantra non cerca la trascendenza in quanto già presente!). La via del Tantra trova il trascendente nei sensi stessi!

Quindi il Tantra non chiede di andare oltre i sensi, non c’è un pratyahara, non si tratta di superare l’attività sensoriale, ma di svilupparne la coscienza fino a farli diventare il mezzo attraverso il quale giungere alla coscienza del Conoscitore.

Com’è possibile realizzare questo percorso?

Nel tantrismo il concetto di unire le due polarità universali in una esperienza unica di coscienza, è assolutamente centrale e fondamentale.

Il percorso tantrico, ubicandosi per sua natura nella realtà duale, cerca l’unione delle polarità universali nel qui/ora, attraverso i sensi, per giungere alla natura non duale.

Ciò che si conosce del Tantra in occidente è l’aspetto dell’unione maschile-femminile.

Per questo e per altre caratteristiche di questa disciplina, che mette in primo piano la spontaneità e l’autenticità, e si estende al di là degli aspetti morali delle società umane, nel corso del tempo e soprattutto nell’India stessa si è diffuso un pregiudizio per cui il Tantra è una pratica terrifica, da nascondere, e da evitare perfino di parlarne, mentre per l’occidente moderno e curioso è sinonimo di “sesso esotico”.

Realizzare l’unione a partire dai sensi implica sicuramente la sessualità…

Di qui il luogo comune che il Tantra sia una maniera “esotica” di vivere la sessualità. Tuttavia è solo un malinteso tipico della società occidentale, che riduce il Tantra a erotismo. In realtà il Tantra non è una tecnica erotica, non lo è mai stata né lo sarà mai.

L’unione della polarità attraverso l’unione sessuale è certamente un tema tantrico, ma la sessualità viene vissuta come una meditazione, cercando di realizzare nell’unione dei corpi, delle emozioni e delle menti la vera realtà unica dell’essere che è UNO nei due amanti, come in tutti gli esseri e in tutte le cose. Quindi, non soffermandosi sul godimento dei sensi, ma attraverso i sensi, la trascendenza.
Questo è un tema vasto e profondo, tuttavia è necessario comprendere come cercare la trascendenza nei sensi…

Lasciando da parte la sessualità, per non cadere nella trattazione di tecniche che ci devierebbero, ritorniamo ai sensi, che sono quelli che tutti conosciamo: olfatto, gusto, vista, udito e tatto, e in più uno che pochi conoscono, che è il senso della spazio, inteso come la propriocezione della posizione che occupiamo nello spazio.

Quest’ultimo è utilizzato molto nel Tantra, perché richiede un ascolto profondo di sé.

Cosa significa ascolto profondo?

Ascolto Profondo: questo è il punto focale comune a tutti i sensi, e comune a tutti gli Yoga. Il Tantra infatti è uno Yoga, anzi, è all’origine di tutti gli Yoga, e sembra che fin dalle origini e poi nel corso del tempo lo Yoga si sia ispirato al Tantra fino ad assimilarlo nella sua essenza.

Qualsiasi cosa una persona stia facendo, se riesce a immergersi sufficientemente a fondo in ciò che sta facendo, può trovare l’essenza del qui e ora.

Per esempio, se una persona sta degustando un cibo, può immergersi nella degustazione, nel momento in cui lo sta facendo, in modo totale, fino a diventare il senso del gusto stesso.
Realizzando questo si produce una esperienza totalizzante che avviene qui, ora.

Nello Yoga si entra in un percorso dove si negano i sensi – dai quali la mente si ritiene disturbata – che include asana, pranayama e prathyahara (annullamento delle percezioni sensoriali), per poter accedere al samyama, meditazione, concentrazione, ecc.
Nel Tantra la mente non è disturbata dai sensi, al contrario, entrando completamente, incondizionatamente nello spazio dei sensi, entriamo nel qui/ora.

In che relazione sono spirito e materia secondo il Tantra?

Dato che la porta del trascendente è qui/ora, è possibile, anzi naturale, accedere al trascendente attraverso i sensi. I sensi non sono l’antitesi dello spirito, ma sono vissuti come la manifestazione dello spirito.

Nel Tantra non c’è uno spirito separato dalla materia, ma una materia che allo stesso tempo è emozione, mente, spirito… e quindi la materia stessa è trascendentale.
Qualsiasi sia l’esperienza sensoriale che stai facendo, la devi vivere in una profonda fusione con te stesso, con la tua presenza cosciente, fondere il tuo Essere con i sensi, con la materia e lo puoi fare solo nel qui/ora. Fallo senza riserve, concentrato nella massima presenza.

Bene e male, buono e cattivo: il Tantra come percepisce il giudizio?

Non separare il buono dal cattivo, il bene dal male: il Tantra parte da un concetto di integrazione a priori, vivere la realtà così com’è nel momento presente, senza alcun giudizio della mente, senza alcuna divisione, con estrema presenza.

Non separare un pensiero che consideri “male”, ma integralo nella realtà.
Non farti prendere dalla natura del pensiero, il pensiero rimane il pensiero, qualunque sia la sua natura, ciò che risalta è la presenza, lo spazio in quanto luogo della realtà.
Si dice “entrare nello spazio di un’emozione”. Per esempio, qualcuno ti ha fatto arrabbiare, sei molto alterata, ti impedisce il controllo di te stesso, normalmente cerchi di separare l’arrabbiatura per recuperare la tua tranquillità.

Nel Tantra prendi l’arrabbiatura, non è possibile rifiutarla ed entri nello spazio dell’arrabbiatura come fosse (è) l’unica realtà esistente, non si tratta di rimuginarci sopra, altrimenti saresti preda del pensiero che non è qui/ora.

Mi sento profondamente nella presenza e quando riesco a farlo l’arrabbiatura diventa altro… se ne va e rimane la presenza. Non solo, l’energia dell’arrabbiatura diventa una specie di missile che ti spinge verso la presenza lucida del qui/ora.

L’accettazione deve essere a priori, perché se accetti non separi.
Nel Tantra, non separare; non separazione tra paradiso/inferno; bene/male… solo la realtà così com’è.

Il tema centrale è dunque l’intenzionalità…

L’intenzionalità fa la differenza! Se odi lavare i piatti perché rompe, ma lo devi fare anche se non ti piace, cosa succede?

Lo devi fare, ma lo rifiuti. Si genera così una dicotomia, quella dicotomia è esattamente la causa della sofferenza, però puoi operare il miracolo: vivi qui ora, accettando quello che devi fare, e… cosa accade? Non c’è più la sofferenza!

“Vivi qui ora accettando quello che devi fare”, non è più pesante, e scopri che non sei più nel piombo, ecco come l’Essere trasmuta il peso del piombo in oro; perché ti da gioia, presenza, percezione di quello che sei, non di quello che subisci.

L’alchimista viene sempre rappresentato come una persona allegra che ride, deve pulire una latrina e lo fa ridendo, mentre il pover’uomo lo fa bestemmiando.

Ora se mi rompe lavare i piatti, l’accetto e so che già la prossima volta sarà diverso, cerco un atteggiamento diverso.

Lo stesso per la pigrizia: sei dentro e riesci a oggettivare che è una parte di te, allora la puoi trasmutare; accettarla significa entrarci dentro.

Tantra è sacralizzare ogni momento, sacralizzare il piombo lo trasforma in oro, sacralizzare qualsiasi cosa, anche la pigrizia, ti permette di uscirne, infatti nel momento in cui ti dai da fare senza sofferenza rientri nel qui ora.

La pigrizia è uno stato in cui tu vivi la realtà ma sei altrove, in una specie di limbo, ma non sei presente completamente, perché la pigrizia è un lasciarsi andare trascurando la presenza, se invece ti lasci andare nel qui/ora entri nella presenza del Sé.

Anche nel Tantra è importante lasciar andare, evitare gli appigli, non legarsi a nulla, perché rischi di identificarti con l’appiglio; mollare tutto per identificarti con l’Essere che sei, ecco ciò che si deve fare.

L’intenzionalità segna verso dove vado, dà la direzione, se nella mia mente c’è l’immagine di andare a Roma, l’intenzionalità mi da la direzione da prendere.
Se l’immagine è “l’unità della polarità”, tendo a integrare spontaneamente.
Il Tantra invita a entrare nella spontaneità attraverso un atto volitivo, che è quello dell’intenzione determinata.

“Io forse un giorno…”, “Vorrei…”, “Mi piacerebbe…”, “se”, “ma”— sono tutte formule buone per evitare il qui/ora. Invece se hai l’intenzione determinata questa segna il cammino e vai spontaneamente verso  l’obiettivo. A un certo punto tutto converge verso quell’obiettivo. L’universo cospira…


Allo Yoga Day 2018 Vilma e Nello del Centro Estrada proporranno una pratica nell’ambito del focus Tantra: “Shiva e Shakti: l’interazione tra maschile e femminile, tra sole e luna alla ricerca dello Yug”.
Per danzare la vita con asana solari e lunari, arricchite da visualizzazioni e mantra, ricercando l’unione della polarità.

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