Sette pillole di antica saggezza per una vita felice

vita felicePer essere felici nella vita a volte basta poco! Siamo andati nelle antiche terre svizzere del XVI secolo per ripescare alcune pillole di saggezza messe nero su bianco dall’alchimista, medico e astrologo Paracelso. Le sue sette regole, sempre valide in ogni epoca storica e in ogni contesto culturale, contemplano sia il nostro corpo fisico che il mondo interiore.

Leggetele, sperimentatele e condividetele. E ricordate che noi vi aspettiamo il 10 settembre in piazza a Treviso per una nuova entusiasmante edizione dello YogaDay, dove la felicità è di casa!

Regola 1

Per vivere felici dobbiamo innanzitutto prenderci cura della nostra salute. Respirare quanto più spesso possibile in modo profondo e ritmico, riempiendo bene i polmoni, all’aperto o affacciati a una finestra. Bere ogni giorno a piccoli sorsi due litri di acqua, mangiare molta frutta, masticare i cibi nel modo più perfetto possibile, evitare l’alcool, il tabacco e le medicine, a meno che non siamo per qualche causa grave sottoposti a un trattamento. Fare il bagno ogni giorno è un abitudine che ci regala dignità.

Regola 2

Pessimismo, rancore, odio, noia, tristezza, vendetta e povertà: non c’è mai alcun buon motivo per trattenere nel nostro animo sentimenti ed emozioni come queste.
Fuggire come la peste ogni occasione di frequentare persone maldicenti, viziose, vili, mormoratori, svogliate, frivole, presuntuose o volgari e inferiori per naturale bassezza di comprensione o per argomenti sensuali che costituiscono la base dei loro discorsi od occupazioni.
L’osservanza di questa regola è di decisiva importanza: si tratta di cambiare la “corporatura spirituale” dell’anima. È l’unico modo per cambiare il proprio destino, che dipende dalle proprie azioni e pensieri. Il caso non esiste.

Regola 3

Fare tutto il bene possibile: aiutiamo ogni infelice sempre quando è possibile, evitando però di cadere nel patetismo. È necessario prendersi cura delle proprie energie e scappare da ogni sentimentalismo.

Regola 4

Dimenticare ogni offesa è sempre un buon punto di partenza, anzi: sforzarsi di pensare bene del peggior nemico è una pratica che preserva il tempio della nostra anima dall’odio.
Tutti i grandi esseri si sono lasciati guidare da quella soave voce interiore, che però non parla tanto presto: per poterla sentire è necessario prepararsi per un po’ di tempo; distruggere gli strati sovrapposti di vecchie abitudini, pensieri ed errori che pesano sul proprio spirito, che è divino e Perfetto in sé, ma impotente per l’imperfezione del veicolo che gli offriamo oggi per manifestarsi… la carne è debole!

Regola 5

Ogni giorno dobbiamo trovare un posto in cui nessuno possa turbarci, almeno per mezz’ora, sederci il più comodamente possibile con gli occhi mezzi chiusi e non pensare a niente. Questo rafforza fortemente il cervello e lo spirito e ci mette in contatto con le buone influenze. In questo stato di raccoglimento e silenzio, si verificano spesso luminose idee, che possono cambiare un’intera esistenza.
Con il tempo tutti i problemi che si presentano saranno risolti vittoriosamente da una voce interiore che ci guiderà in questi momenti di silenzio, da soli con la nostra coscienza. Questo è il daimon di cui parla Socrate.

Regola 6

Silenzio assoluto rispetto a tutti i propri problemi personali: è necessario astenersi, come se avessimo fatto un giuramento solenne, dal riferire agli altri anche i nostri più intimi problemi e tutto quello che pensiamo, sentiamo, sappiamo, impariamo, sospettiamo o scopriamo. Per un lungo tempo almeno dobbiamo essere come una casa murata o un giardino recintato. È una regola della massima importanza.

Regola 7

Non temiamo mai gli uomini né preoccupiamoci del domani.
Teniamo la nostra anima forte e pulita e tutto ci andrà bene. Non crediamoci soli, né deboli, perché ci sono dietro di noi potenti eserciti, che non immaginiamo neanche nei sogni. Se eleviamo il nostro spirito non ci sarà male che possa toccarci.
L’unico nemico da temere siamo noi stessi. La paura e la sfiducia del futuro sono le madri funeste di tutti i fallimenti, e attraggono le cattive influenze e con esse il disastro.
Se studiamo attentamente le persone di buona fortuna, vedremo che intuitivamente esse osservano gran parte delle regole di cui sopra. Molti di quelli che posseggono grandi ricchezze sicuramente non sono del tutto delle buone persone, nel senso di rettitudine, ma possiedono molte virtù che sono menzionate sopra. D’altro canto, la ricchezza non è sinonimo di felicità; può essere uno dei fattori che conduce ad essa per il potere che ci dà per esercitare grandi e nobili opere; ma la felicità più duratura si ottiene solo per altre strade; là dove mai impera il vecchio Satana della leggenda, il cui vero nome è EGOISMO.

In sostanza, Paracelso ci esorta a non lamentarci di nulla e a controllare i nostri sensi; a scappare tanto dall’umiltà quanto dalla vanità, essendo che l’umiltà sottrae forze e la vanità è molto dannosa.

“Non essere schiavo di un altro se puoi essere tu il tuo padrone.”
(Paracelso)

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