«Ecco chi è un praticante avanzato nello yoga». Intervista a Lorena Trabucco Yoko

Lorena Trabucco YokoYoko, cosa definisce un praticante “avanzato” nello yoga?

«Quando vedo un praticante essere presente e rilassato durante la sua pratica senza curarsi di come appare e  della perfezione della posizione,  senza giudicarsi, allora sono felice: è un praticante avanzato».

Cosa intendi per “rilassamento”?

«Nel Tantra Yoga, che è il tipo di yoga che insegno, il rilassamento è la base di ogni pratica.

Ma lo è anche per il saggio Patanjali, uno dei padri dello yoga: il sutra 2.46 dei suoi “Yoga Sutra” dice: Shtira Sukkhan asanam ovvero che “la posizione deve essere stabile e confortevole”. Stabile si spiega da solo e confortevole implica agio, dunque rilassamento. E dunque quando sei rilassato in una posizione yoga semplice,  da “principiante”, allora sei un praticante “avanzato”».

Quindi essere avanzati nello yoga non significa saper fare le posizioni “impossibili”, quelle da contorsionisti, che ci mostrano riviste, giornali e siti?

«Insegno yoga da 35 anni e in tanto tempo ho incontrato molti studenti in grado di praticare asana molto complessi dopo una sola lezione. Questo li rende praticanti esperti?

E allo stesso modo, ho visto studenti dedicare decenni alla loro pratica senza riuscire a toccarsi gli alluci con le mani: questo li rende principianti?

Migliaia di volte ho sentito qualche allievo dire erroneamente che non poteva passare al livello avanzato dei corsi di yoga perché non era abbastanza flessibile…

Certo, essere in grado di eseguire gli asana fisicamente più impegnativi è segno di impegno e disciplina. Ma lo yoga non è uno sport. Nello stesso tempo non c’è niente di male nel fare un lavoro completo per tutto il corpo, inclusa la fatica fisica attraverso gli esercizi yoga.

Per pratica avanzata però non intendiamo la capacità di fare le posizioni più contorte né di toccarci con il naso le ginocchia senza flettere le gambe e nemmeno di praticare affascinanti posture con la testa giù e le gambe in su».

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Cosa intendi allora per pratica avanzata?

«Vediamo ad esempio Tadasana, la semplice posizione dello “stare in piedi”, (posizione della montagna):  sembra facile e invece è, a mio modo di vedere, una posizione avanzata. Piedi radicati a terra e paralleli alla larghezza dei fianchi, addome leggermente contratto dall’ombelico in giù, coccige tirato verso il basso, petto aperto e spalle rilassate, viso, collo e gola rilassati, testa allineata con la colonna vertebrale…  Se vi sembra facile!

Molti asana sono ritenuti avanzati perché accessibili solo ad una limitata porzione della popolazione, i più flessibili,  indipendentemente da quanti anni abbiano dedicato alla pratica. E i loro benefici pratici, a diversi livelli, sono alquanto dubbi.

Io stessa, da giovane, insistendo nell’esecuzione del loto completo mi sono rotta il menisco del ginocchio… Errore di gioventù di cui ho fatto tesoro!

Ritorniamo agli asana che vediamo nelle immagini di giornali e siti, di corpi giovani e perfetti immortalati a fare posizioni impossibili ai più: queste copertine sono frutto di una cultura superficiale diffusa dove il vero benessere interiore e del corpo non è perseguito. Anzi, è il contrario».

Morale?

«Dobbiamo imparare a guardare con sospetto quelle pratiche dove la forma, la coreografia, il raggiungimento di un risultato esteriore domina e sovrasta la consapevolezza degli effetti sui nostri stati interiori. Ricordiamoci sempre che il successo della pratica lo misuri da quanta quiete e serenità interiori riesci a sperimentare».

Dunque, a tuo avviso, la flessibilità estrema non è un obiettivo degno di nota?

«Nella Scuola di Formazione Insegnanti di Yoga che dirigo da anni insegno che ognuno di noi è fisicamente fatto in modo diverso. Alcuni di noi sono dotati di legamenti forti e articolazioni stabili. Altri hanno articolazioni e legamenti più sciolti. Una persona con articolazioni stabili, seppure dotata di tessuto muscolare sufficientemente rilassato, mostrerà una mobilità poco accentuata perché il raggio di azione consentito dalle sue articolazioni è limitato. Riceverà molti benefici dal lavoro di allungamento, flessibilità  e rilassamento con lo yoga.

Chi invece è dotato di legamenti lassi ha la possibilità di ampliare il proprio movimento perché il punto di contatto tra ossa e articolazioni è meno ravvicinato».

Quindi i flessibili sono oggettivamente avantaggiati….

«Guarderei la cosa da un altro punto di vista: rigidi e flessibili devono darsi obiettivi diversi. Per chi è più rigido fisicamente mantenere un buon livello di flessibilità è senz’altro utile. Ma per chi è naturalmente flessibile non è un obiettivo di rilievo. Chi è molto flessibile spesso tende ad eccedere. Le persone molto flessibili, per “sentire” qualcosa, devono spesso spingersi oltre i limiti e spingere le nostre articolazioni oltre il limite tende a destabilizzarle e a consumare la cartilagine che lubrifica il contatto tra due ossa. Per chi è molto flessibile piuttosto la cosa interessante è lavorare sull’equilibrio e costruire stabilità».

Questa visione è molto interessante e ribalta la visione corrente sullo yoga anche, diciamolo, di alcune note scuole.

Dunque, in quest’ottica, chi può essere definito un bravo insegnante?

«Essere un bravo insegnante di yoga significa avere l’esperienza e le conoscenze per offrire a ciascuno quello che permette di sperimentare lo stato dello yoga, ovvero uno stato psico-fisico armonioso.

Nel Tantra dicevo il rilassamento e l’accettazione sono fondamentali. Il Tantra sviluppa la gratitudine di trovarsi dentro al proprio corpo così com’è.

Ma anche per Patanjali. Il sutra che citavo prima: Shtira Sukkhan asanam, la posizione ha da essere stabile e confortevole. Che agio può mai esserci in certe posizioni?

Il sutra successivo è illuminante: “L’asana avviene quando ogni sforzo cessa e la mente viene assorbita dall’Infinito”.

Il saggio indo-vedico la sapeva lunga: gli asana avanzati non hanno nulla a che fare con ciò che il nostro corpo è o non è in grado di fare. Piuttosto, hanno a che fare con la capacità di sviluppare consapevolezza e sensibilità nel praticare gli asana da una prospettiva di agio, presenza e soddisfazione quale che sia il nostro livello. Hanno più a che vedere con la capacità di facilitare le funzioni delle diverse parti del nostro corpo piuttosto che con il controllo  del corpo. Il corpo non ha bisogno di essere controllato sa fare la sua parte in modo meraviglioso! Abbiamo invece da facilitare le diverse funzioni del nostro corpo.

Quando la mente è spaziosa e silenziosa e l’allievo è presente e soddisfatto, finalmente in gratitudine di trovarsi all’interno del suo corpo, in quel preciso momento. Questa sì che è una pratica avanzata!

Terminerei con un’ultima osservazione…»

Prego.

A febbraio con il Centro Yoga Yoko abbiamo fatto un indimenticabile viaggio in India del Sud che, tra le varie tappe, ci ha portato a visitare l’ashram di Ramakrishna a Chennai (Madras) e l’ashram di Ramana Maharshi a Tiruvannamalai, ai piedi dell’Arunachala. Queste grandi guide spirituali dell’India (e non solo) queste grandi anime splendevano di luce radiosa nonostante la loro postura e la loro colonna vertebrale fosse piuttosto… storta!

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