Shiatsu: progetto villa delle magnolie

Esperienze vissute…..

Progetto villa delle magnolie

 

Il progetto “Villa delle Magnolie”, casa di cura per anziani a Monastier, nasce tre anni fa quando emerge l’esigenza per gli allievi del 3° percorso professionale di shiatsu di Treviso, di effettuare un certo numero di trattamenti in convenzione presso strutture esterne. Il consiglio ricevuto dagli istruttori è di sperimentare situazioni diverse da quelle “normali” vissute nella cerchia familiare o degli amici. Tramite l’allieva Elisa impiegata nella struttura, Barbara e Onorio presidente e vice presidente dell’associazione culturale Sorgente il progetto prende vita.

La pratica in convenzione si qualifica assumendo la caratteristica di progetto, i trattamenti eseguiti agli anziani vengono sintetizzati in griglie create ad hoc. Colloqui regolari tra Barbara, Onorio e l’equipe medica e dirigenziale della struttura confrontano le informazioni raccolte. Lo stupore di tutti è che esiste corrispondenza tra le nostre osservazioni e quelle condotte dal personale fisioterapico della struttura.

Come si è evoluto il progetto in questi tre anni, tempo durante il quale nuovi allievi hanno partecipato ed altri hanno concluso la formazione diventando operatori veri e propri.

L’atmosfera respirata si è modificata, ora ci si muove con naturalezza tra le varie residenze dove andiamo a “prendere” gli anziani che trattiamo. La consapevolezza del ruolo si è fatta chiara e spontanea, ripulita da titubanze, paure, ansie perché queste emozioni pur presenti vengono affrontate con una competenza che è maturata . Il valore di questa disciplina è ormai evidente lo si legge chiaramente nella costanza della presenza degli anziani, dal numero dei trattamenti compiuti, dal riscontro della fisioterapista rispetto alle condizioni di salute dei residenti anziani.

Se il progetto ha reso evidente una tra le qualità dello shiatsu, quella è l’aspetto evolutivo e di relazione che si stabilisce tra tori (chi offre) ed uke (chi riceve), qualità che si realizza attraverso una sempre maggiore capacità di ascolto di sé e dell’altro in un dialogo continuo che comincia attraverso l’incontro di sguardi, qualche parola e che durante il trattamento cambia codice e strumento diventando le pressioni nuovo alfabeto, altro linguaggio…

La lettura delle griglie ed il riscontro con l’osservazione degli operatori della struttura, stimola all’approfondimento, stuzzica il desiderio di ricerca e permette oggettivando le sensazioni provate, una maggiore comprensione mentale di ciò che spontaneamente viene sentito sotto le mani e favorisce la costruzione di una rete di relazioni testimoniante la complessità e la ricchezza dell’umano.

Abbiamo voluto dare la parola ad alcuni anziani ponendo due domande la prima “Perché vieni a fare shiatsu?” contiene il senso, la motivazione, il beneficio; mentre la seconda “Che cosa è secondo te lo shiatsu?” la sintesi dell’ascolto di sé, della relazione.

“Mi trovo bene, non ho più tanti dolori, cammino meglio, riesco a stringere la mano sempre meglio.” Chiara

“Vengo perché mi rilasso proprio, mentre faccio shiatsu non penso a niente, la mia mente riposa e non lavora. Non penso ai miei problemi, che mi opprimono.

Perché quando vado a letto, sì riposo, ma è un altro riposo perché continuo a pensare tante cose, anche le più brutte che mi assillano.” Adriana

“Perché spero di trovarmi meglio e mi trovo meglio da quando sono venuta, mi sentivo più dura prima.” Pierina

“Perché penso mi faccia bene ed è rilassante. Mi tranquillizza, mi sento più rilassata.” Marisa

“Mi trovo meglio, mi fa bene.“ Perché mi sento meglio, le ossa, le sento meglio.” Maria (al suo 5 incontro).

“Non so perché, so solo che mi fa stare bene, allora perché non continuare?” Ada

Daniela. Non formula discorsi, Jessica chiede “ti piace lo shiatsu?” per risposta con la testa fa cenno di sì.

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“Una medicina. Molto molto molto creativa. Dall’inizio ad adesso mi trovo molto molto meglio. È un massaggio che ti fa muovere le corde, i nervi… È salutare”. Chiara

“E’ un “massaggio” che fa bene al corpo e allo spirito. Le mani danno un benessere. Fa chiudere gli occhi e non pensare a niente.” Adriana

“All’inizio non sapevo dirlo, dicevo alle amiche “prova!, perché noi ci troviamo bene”. Certi pensano ad una ginnastica che fa male, invece no, “tu basta che dici cosa ti fa male e quando ti fa male”. Pierina

“Mi tranquillizza, mi rilassa. Mi è piaciuto da subito. Vengo volentieri.“ Marisa

“Non lo so“. Maria

“Spero che facendo i trattamenti mi passi il tremore continuo che ho.” Marisa dice che si è accorta che quando pensa a suo figlio a casa da solo, si agita e le parte il tremore.

“E’ una ginnastica che mi fa stare bene”. Ada

Daniela non formula discorsi. Jessica chiede “ vuoi continuare a fare shiatsu?”

Ha fatto cenno di sì con la testa.

Il contenuto di queste parole è ricco e significativo, ancor di più se si pensa che provengono da chi manifesta una condizione di salute compromessa, alcuni , molto anziani si confrontano giornalmente con la paura del loro ultimo tempo di vita… nelle loro parole o gesti c’è l’ancorarsi a questo mondo, il cercare quell’aspetto vitale e di dignità che fa di una persona, una persona davvero. Per questi anziani ancora consapevoli lo shiatsu è un aiuto a prendersi cura di sé, una scelta volontaria, un momento dove il contatto ha un impatto diverso da quello ricevuto quotidianamente perché si avvicina con discrezione, chiede permesso, si modula a seconda delle necessità, si fa possibilità di ….

Monica B

FB Sorgente

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